Digital Advertising: la pubblicità online ha vinto, ecco perché

 
La pubblicità online, come qualsiasi altra forma di pubblicità, ha in primo luogo bisogno di un media che veicoli il messaggio. E questo media è il web. 
 
Nel corso dell’ultimo secolo i media che hanno raccolto la grandissima parte del budget pubblicitario globale sono stati: testate a stampa, radio e televisione. 
 
Poi, nella seconda metà degli Anni ’90 del secolo scorso il web è esploso, diventato un fenomeno di massa. Nel 1998 è nato Google, nel 2004 Facebook e nel 2007 esce iPhone 1. E nulla è stato più lo stesso: a 90 giorni  dalla messa online Google era già stato premiato come migliore motore di ricerca al mondo, Facebook ha creato il social media perfetto e Stive Jobs con il suo smart phone ha portato online tutti noi, donne e uomini, adulti e bambini. E da allora nulla fu più come prima. 
 
Dal 2007 le testate a stampa, e non solo loro, stanno perdendo lettorato e budget pubblicitario, mentre colossi digitali, i cui ricavi per lo più derivano dalla pubblicità online continuano a crescere, come testimoniano i dati di bilancio. Google nel 2018 ha fatturato $ 236,7 mld, mentre Facebook (solo!) $ 55,8 mld.
Perché è successo tutto questo? Perché la pubblicità online dà, con minor costi, migliori risultati rispetto alla pubblicità tradizione e man mano che gli inserzionisti se ne sono accorti, hanno spostato i budget pubblicitari sul digital advertising. 
 
Tutto quel che accade nel mondo ditale, infatti, è tracciato, quindi numerabile e verificabile. Questo significa che che l’inserzionista sa con esattezza quanti utenti, quindi quanti consumatori, hanno visto un annuncio, di che genere sono, in che città vivono, se hanno interagito o meno con con esso e se sì, come. 
 
Questi e tutti glia altri dati disponibili, permettono quindi all’inserzionista, dopo aver condotto un’attenta analisi dei dati, di migliorare la performance delle sue azioni di comunicazione campagna pubblicitaria dopo campagna pubblicitaria. Il che è profondamente diverso da quello che gli altri media possono offrire, infatti  è ormai chiaro a tutti che termini come “lettorato”, “audience” e “share” sono metriche vuote, perché indeterminate e inattendibili.

PER APPROFONDIRE